Venezia 75, “Il teatro al lavoro” nelle coscienze di attori e spettatori

Immaginate di farvi piccoli piccoli e poter assistere senza farvi notare alle prove per la messa in scena di uno spettacolo teatrale. Scoprirete con grande meraviglia come qualcosa su carta prende corpo, anima, riesce ad insinuarsi nella mente dell’attore mutandolo inevitabilmente. Questa operazione l’ha effettuata Massimiliano Pacifico con il documentario “Il teatro al lavoro”, evento di apertura delle Giornate degli Autori alla 75a Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. «È un film – ha raccontato l’autore – che racconta di un regista e la sua compagnia dal primo approccio ad un testo fino al debutto in teatro. Uno sguardo discreto, senza interagire, rispettoso. Filmare in maniera costante, ci ha permesso di far uscire fuori un po’ di realismo. Viene fuori una avventura umana tra un attore affermato e dei ragazzi preparati».

Protagonista è Tony Servillo nel testo “Elvira” di Brigitte Jacques, trasposizione scenica delle lezioni che Louis Jouvet tenne al Conservatoire d’Art Dramatique de Paris nel 1940. Battute, riflessioni, scoramenti di un regista e della sua giovane allieva impegnati nello studio dell’ultima scena del personaggio di Elvira nel Don Giovanni di Molière.

«Jouvet ha la particolarità di essere un attore – ha spiegato Servillo – che ha messo a servizio di noi che facciamo questo mestiere tanti libri che sono frutto dei suoi pensieri in camerino, prima, dopo e durante gli spettacoli». Il documentario non è una celebrazione dello spettacolo e del teatro, ma «del teatro che lavora dentro nelle coscienze delle persone – così l’attore campano – Il personaggio è un mistero che va indagato, una creazione di un poeta che ci chiede conto. Jouvet lo fa con la tensione pedagogica che questo paese necessita, non impone la visione dell’adulto ma conserva lo sguardo dell’infanzia. Il teatro è questo, stupore, intelligenza, sensi».

Pacifico ha seguito Servillo e i suoi giovani compagni dalla partenza alla Biennale di Venezia all’approdo al Théâtre de l’Athénée a Parigi, attraverso Napoli e Milano. Un viaggio durato mesi, e centinaia di ore di riprese. Non una semplice documentazione di quello che accadeva, ma con una linea narrativa ben precisa che restituisce una grande tensione emotiva. Un lavoro che ci permette di entrare in empatia con un Servillo umano, fallibile, e lo si ama ancor di più per la sua ironia, per la capacità di impartire lezioni talvolta con dolcezza e altre volte con severità, momenti di «amorevoli torture». Qualcosa che Massimiliano Pacifico ci aveva in parte già regalato con il suo precedente lavoro con Servillo “394 – Trilogia nel mondo”.

Il risultato è che “Il teatro al lavoro”, proprio come il testo teatrale, entra nella coscienza dello spettatore, lo smuove, lo fa tornare cambiato. Prodotto da Teatri uniti con Rai Cinema, verrà distribuito nelle sale con Kio Film in abbinamento al corto “L’unica lezione” di Peter Marcias.