Veleni, Nadia Baldi: «Le mie donne registe della loro vita»

L’opera prima dell'attrice e sceneggiatrice è ambientata negli Anni 50 in un piccolo paesino del Sud Italia

Noir ironico e sensuale, “Veleni” segna l’esordio alla regia di un lungometraggio per l’attrice e sceneggiatrice Nadia Baldi (nella foto) che ha scritto il film con Ruggiero Cappuccio.

Ambientato nel 1951, in piccolo paese del Sud Italia è stato interamente girato nel Parco nazionale del Cilento e vede come protagoniste Tosca D’Aquino e Gea Martire, affiancate da Vincenzo Amato, Roberto Herlitzka, Lello Arena e Giulio Forges Davanzati.

Una vita sul palcoscenico quella della Baldi che nel 1996 fondò la compagnia “Teatro segreto” con lo stesso Cappuccio come direttore artistico.

Quando ha sentito l’esigenza di dedicarsi ad un film per il cinema?

«Nasce tutto da una grande urgenza. Dopo esperimenti tra cortometraggi e documentari, ho sentito che era il momento giusto. È qualcosa che ho sempre voluto fare».

Ha scelto un modo coraggioso per esordire…

«Anche quando faccio regia a teatro non sento la necessità del consenso, è qualcosa che non so cosa sia. Non per snobbismo, ma quasi mai leggo le recensioni, perché vivo in un mondo tutto mio dentro al quale cerco di esprimermi, può piacere e non, non influenza i miei desideri e i miei sogni. Cerco sempre di essere onesta e portare verità. Questo film non è nato da un consenso o da una paura ma da una necessità. Spero incontri il favore del pubblico».

Protagoniste assolute le donne…

«Indagare sul mondo femminile è qualcosa che mi appartiene da sempre, mi affascina. È una tematica che stiamo portando anche a teatro in questi giorni con “Ferdinando” di Annibale Ruccello al Piccolo Eliseo di Roma. Ritengo che la donna abbia capacità di vivere le emozioni e le sensazioni in maniera viscerale, dalla natura molto misteriosa. È stata una bella sfida portare tutto questo negli Anni 50 quando le strutture psicologiche e culturali erano più serrate a certi criteri. Mi ha divertito portare questi personaggi in un mondo dove diventano registe della loro vita e del loro paese con escamotage tra droghe e veleni».

Qual è il messaggio di questo film…

«Nella società in cui viviamo è difficile essere se stessi. Si scopre solo dopo aver vissuto una vita intera cosa si vuole. Invece attraverso il percorso dei miei personaggi si comprende che si può essere se stessi fin da subito e non aspettare una vita intera. Ognuno di noi ha dei mondi dietro il quale tutto è possibile».

Le donne di spettacolo sono protagoniste della cronaca recente per le reazioni al caso Weinstein, potente produttore hollywoodiano che molestava le sue attrici.

«È tutto molto avvilente, sebbene non sia venuto fuori nulla di nuovo, non mi pare che andando indietro nel tempo non sia già accaduto. Sta diventando un fenomeno mediatico e credo che ci sia il forte rischio di strumentalizzazione. Vorrei che questo tema sia affrontato nelle scuole, in maniera diversa, soprattutto dai giovani».

“Veleni” è in tutte le sale italiane con Draka Distribution.