Per amor vostro: l’arte di Gaudino tra il reale e l’onirico

Grande interpretazione di Valeria Golino affiancata da Massimiliano Gallo e Adriano Giannini

Spesso si utilizza impropriamente il sostantivo “artista”. Dopo aver visto “Per amor vostro” si può serenamente affermare che il regista Giuseppe Gaudino è un vero artista. Artista per come riesce a raccontare uno stato d’animo, un percorso, un storia. Una narrazione a strati, tra il reale e l’onirico.

Tutto facendo leva su una grande interpretazione di Valeria Golino (non a caso ha vinto la “Coppa Volpi” al Festival di Venezia per la miglior interpretazione femminile), superlativa nei suoi sguardi, nelle sue emozioni, nel restituire al pubblico tutti i suoi stati d’animo. Uno su tutti l’angoscia. L’angoscia di Anna che vive in casa con un marito che guadagna facendo l’usuraio (un Massimiliano Gallo sempre più sorprendente), dovendo crescere tre figli (di cui uno sordomuto) e una carriera da portare avanti. Il suo essere ignava la rende un personaggio negativo ma stesso tempo è mamma che si ammazzerebbe per la propria prole. A causa di una infanzia difficile ha vissuto circondata da molti “demoni” che la stavano portando ad inaridirsi salvo poi tornare a sognare grazie ad un attore che la corteggia (un misurato Adriano Giannini).

Durante il percorso è affiancata dal mare, quello del golfo di Napoli, specchio dei suoi sentimenti, a volte calmo e piatto, a volte burrascoso e oscuro. «Napoli è una conca che accoglie, sento la leggenda di questa città che la vive quotidianamente. Sento la sua energia, è grande fonte di ispirazione – ha dichiarato Gaudino durante l’anteprima al Cinema Modernissimo, passando poi ad elogiare i suoi attori. Li ha lasciati liberi di esprimersi come meglio credevano «ma quando ci dava qualche indicazione – racconta la Golino – era spiazzante. Il suo dirigere è un non dirigere. Interviene quando una cosa proprio non gli piace, gli da fastidio un suono o una espressione. È il più strano con cui abbia mai lavorato». Gli fa da eco Gallo: «Mi diceva le cose nell’orecchio prima di girare la scena, tutto ciò lasciava scoperti i nervi e liberava le emozioni».

Il montaggio e la postproduzione caricano di fascino il lavoro, così come le musiche che accompagnano la narrazione. Un film d’avanguardia, caratterizzato dal pungente bianco e nero intervallato da esplosioni di colori, dalle inquadrature strette sui dettagli dei visi (magnifici lo sguardo della Golino ed il sorriso di Giannini). Adesso la palla passa allo spettatore, che non può non farsi rapire del tratto magico di Gaudino.