“Red Land – Rosso Istria”, dramma ed emozioni nelle foibe

Una storia che al cinema non era stata mai raccontata. Eppure i Massacri delle Foibe sono una pagina triste del nostro Paese che merita una memoria. A pensarci è stato un regista italo argentino Maximiliano Hernando Bruno con “Red Land – Rosso Istria” prodotto da Venice Film con Rai Cinema.

Ci troviamo sul finire della Seconda Guerra Mondiale, esattamente nel settembre del 1943, e in alcuni territori già martoriati dai conflitti scoppia il caos. Le popolazioni istriane, fiumane, giuliane e dalmate, si trovano ad affrontare un nuovo nemico: i partigiani di Tito che avanzano in quelle terre, spinti da una furia anti-italiana. Alla fine si contarono ben 7.000 vittime tra donne, vecchi, bambini, partigiani italiani, intellettuali e contadini, militari e civili. Circa 350.000 gli italiani che dovettero abbandonare le loro case e la loro terra. Un’operazione di vera e propria pulizia etnica.

In questo contesto drammatico e crudele emerge la figura di Norma Cossetto  (Selene Gandini), giovane studentessa dell’Università di Padova, violentata, uccisa e gettata in una foiba. Prima di morire stava ultimando la sua tesi in Lettere dal titolo “Rosso Istria”, per il colore della terra ricca di bauxite. Da qui il titolo della pellicola che si apre con Geraldine Chaplin, figlia del grande Charlie, nei panni di Giulia Visantrin che ai giorni nostri porta la nipote al Magazzino 18 del porto di Trieste, dove sono custodite le masserizie degli esuli. Ai tempi era amica d’infanzia della povera Norma.

Un racconto corale che si arricchisce della magistrale interpretazione di Franco Nero, influente professore di italiano e veterano della prima guerra mondiale, che non arretra davanti alle minacce dei partigiani, non si lascia intimorire dagli schizzi di sangue sulla parete della stanza dove viene trascinato, anzi li sfida. Completano il cast Romeo Grebenseck (Mate, capo dei Titini), Vincenzo Bocciarelli (l’ufficiale Mario Bellini), Sandra Ceccarelli (madre di Giulia Visantrin), Eleonora Bolla (la partigiana Adria Visantrin).

Grazie all’ottimo montaggio di Marco Spoletini (“Gomorra”, “Dogman”), le circa 2 ore e mezza scorrono via veloci, un lasso di tempo durante il quale si resta in silenzio, inchiodati a questa vicenda resa cruda e realistica, fedele e non faziosa. Un film necessario, che fa riflettere.