“Mistero di un impiegato”, viaggio tra visioni oniriche e vhs

Giuseppe Russo è un uomo “normale”. Ha un lavoro a tempo indeterminato, una moglie un po’ superficiale, ha una casa, il suo credo politico e quello religioso. Ma la sua routine viene scossa da un incontro: un tizio gli passa un vecchio vhs con immagini rubate dal suo passato. “Mistero di un impiegato”, scritto, prodotto, diretto e interpretato da Fabio Del Greco, si interroga sui condizionamenti della società moderna, sul monitoraggio costante della nostra quotidianità. Un viaggio tra visioni oniriche e filmati di videocassetta che scuoterà la sua coscienza. “Ti piace la tua vita da asino o vorresti tornare ad essere un uomo?”. Chiede all’animale nel finale. Un interrogativo che racchiude l’essenza del film. 90 minuti che però risultano scorrere in maniera farraginosa. Da una parte per la presenza di alcune scene criptiche, ma questo può essere anche una nota positiva. Dall’altra per un confezionamento dell’opera fin troppo elementare, tra fotografia, montaggio, audio e recitazione, non giustificato nemmeno dall’esiguo budget messo a disposizione. Resta tuttavia una operazione coraggiosa e carica di riflessioni, riuscita nell’impresa di giungere in sala dal 4 febbraio.