Una festa esagerata: Salemme tra De Filippo e Bellavista

Il romanticismo di Luciano De Crescenzo con il suo professor Bellavista, le lezioni di vita delle commedie di Eduardo De Filippo. Con “Una festa esagerata” Vincenzo Salemme galleggia tra questi topoi per regalare al pubblico una storia garbata, divertente, uno spaccato della nostra società.

Il romanticismo di Luciano De Crescenzo con il suo professor Bellavista, le lezioni di vita delle commedie di Eduardo De Filippo. Con “Una festa esagerata” Vincenzo Salemme galleggia tra questi topoi per regalare al pubblico una storia garbata, divertente, uno spaccato della nostra società. Quella che bada sempre meno al prossimo, che non se ne frega delle regole, una Napoli meno elegante di un tempo. Una pellicola corale, nella quale vengono fuori le sue doti di grande regista, laddove ogni singolo personaggio è curato e caratterizzato quasi maniacalmente.

Salemme è Gennaro Parascandolo, un geometra ma che tutti chiamano ingegnere, un uomo corretto, un buon padre di famiglia. La moglie, svampita, una meravigliosa Tosca D’Aquino, è pronta a qualsiasi cosa pur di organizzare una festa esagerata, appunto, più per dare sfoggio della sua condizione sociale che per far felice la figlia (Mirea Flavia Stellato) nel giorno del suo 18esimo compleanno. Neppure la morte dell’inquilino al piano di sotto (Nando Paone) potrà fermarla.

La vicenda si sviluppa in tempo reale, nell’effettiva ora e mezza che precede il party di compleanno (tranne che per un paio di flashback e l’epilogo finale due mesi dopo). Un tempo, ritmato dalle musiche di Nicola Piovani, farcito di gag esilaranti, soprattutto quelle che vedono coinvolte il geometra e il secondino sui generis del palazzo, uno straordinario Massimiliano Gallo che si inerpica in continui strafalcioni assecondati da una perfetta mimica da ebete.

Un cast tutto al napoletano con una scatenata figlia del morto, Iaia Forte, Francesco Paolantoni nei panni di un assessore ai lavori e suo figlio Andrea Di Maria, e poi la governante Antonella Morea e il maggiordomo Vincenzo Borrino, per finire a James Senese nel ruolo di sé stesso. Unico “straniero” Giovanni Cacioppo che interpreta un prete stravagante. Il finale è amaro. Gennaro sfrutterà uno stratagemma che ricorda quello del protagonista di “Mia famiglia” di Eduardo: fingersi disabile per sentire cosa dicono gli altri di lui.

In “Una festa esagerata” vien fuori tutto l’amore per la sua Napoli. Cerca di difenderla, prova in tutti i modi di portare i suoi interlocutori sulla retta via, dal tassista che non rispetta le norme al poliziotto che si fa corrompere da un cartoccio di pizzette, ma con scarsissimi risultati. “Ogni volta che la guardo questa città mi sembra un presepe”, esclama affacciandosi da una meravigliosa terrazza che mostra tutto il Golfo. Ma i “pastori” vogliono fare i furbi a tutti i costi, parafrasando così De Filippo in “Natale in casa Cupiello”.

Il film, tratto dall’omonima commedia teatrale di Salemme e sceneggiata per il cinema con Enrico Vanzina, sarà da stasera nelle sale distribuito da Medusa.