“Il vizio della speranza”: il presepe post moderno di Edoardo De Angelis

Maria partorisce al gelo una creatura avuta non si sa da chi. La assiste un uomo buono, più grande di lei. “Il vizio della speranza” è rinascita, ribellione, rivoluzione. Edoardo De Angelis ha portato alla Festa del Cinema di Roma il suo quarto lungometraggio, un presepe post moderno che ha conquistato il pubblico della rassegna che lo ha riconosciuto come miglior film.

Un film girato a Castel Volturno ma ambientato in un non luogo, dove domina la spazzatura, dove è sempre inverno. Un inverno che si sposa con la freddezza nell’animo di chi ci abita. Lungo un fiume troviamo Maria (Pina Turco), cappuccio sulla testa e passo risoluto. Viva alla giornata, senza sogni né desideri, a prendersi cura di sua madre (Cristina Donadio) e al servizio di una madame ingioiellata (una strepitosa Marina Confalone). Insieme al suo pitbull dagli occhi coraggiosi traghetta sul fiume donne incinte, in quello che sembra un purgatorio senza fine. Poi un lampo, una miccia accende il suo cuore. Torna a sperare, a desiderare una vita diversa, ricca di amore: scopre di essere incinta. E sul suo cammino incontrerà un uomo (un intenso Massimiliano Rossi) che l’aiuterà nel suo percorso.

De Angelis ci consegna un’opera matura, un passo più avanti di quell’“Indivisibili” che aveva incantato gli spettatori e conquistato il mondo a suon di premi. E se quel film parlava del dolore nella separazione, qui ci porta a riflettere sulla importanza della riconciliazione. Lunghi piani sequenza raccontano prima la rassegnazione, poi l’inquietudine e infine la liberazione della protagonista. Si affida molto ai movimenti e alla mimica facciale di Pina Turco che sa essere potente tanto nei silenzi quanto nei monologhi.

È più riflessivo nella scrittura, ha scelto di farsi affiancare nella sceneggiatura da Umberto Contarello, uno che ha scritto “La grande bellezza” per intenderci. Proprio come un bravo allenatore ha scelto bene chi schierare in campo. Scene (Carmine Guarino), fotografia (Ferran Paredes Rubio) e costumi (Massimo Cantini Parrini) sono in perfetta sintonia, ci introducono a tal punto nella vicenda da sentir freddo, provare un senso di angoscia. Per vincere la partita punta ancora sul “suo” fuoriclasse, Enzo Avitabile, le cui musiche spaziano dal tribale al gregoriano trasportando lo spettatore in un’altra dimensione, penetrando nella mente e squarciando il petto.

Prodotto da Tramp Limited e O’ Groove, sarà nei cinema dal 22 novembre distribuito da Medusa.