Non si ruba in casa dei ladri: si ride con Mafia Capitale

C’è “puzza” di Mafia Capitale nell’ultima commedia di Carlo Vanzina dal titolo Non si ruba in casa dei ladri con protagonisti Vincenzo Salemme, Massimo Ghini, Stefania Rocca, Manuela Arcuri e Maurizio Mattioli.

C’è “puzza” di Mafia Capitale nell’ultima commedia di Carlo Vanzina dal titolo Non si ruba in casa dei ladri con protagonisti Vincenzo Salemme, Massimo Ghini, Stefania Rocca, Manuela Arcuri e Maurizio Mattioli. E già, perché il povero Antonio (Salemme), piccolo imprenditore napoletano nel settore delle pulizie, da un momento all’altro deve chiudere bottega perché gli viene ingiustamente revocato l’appalto.

Se la ride Simone (Ghini), politico disonesto che distribuisce favori a destra e a manca in cambio di denaro, che ha combinato l’intrallazzo. Ben presto Antonio scoprirà la truffa e deciderà di vendicarsi grazie anche all’aiuto dell’amico Giorgio (Mattioli), anch’egli imprenditore in malora. Una vendetta tutta da ridere tra Roma e Zurigo, tra parlamentari arrestati, conti segreti in banche svizzere, travestimenti e mandrakate. Il colpaccio riesce ma la trappola è dietro l’angolo.

La cinepresa di Vanzina è sempre puntata sul Paese, pronta a cogliere gli elementi grotteschi ed ironici della realtà, quasi come un Grande Fratello. Gli spunti di riflessione in “Non si ruba in casa dei ladri” sono molteplici e ben farciti di gag esilaranti. Il primo che arriva immediatamente, più forte, è quello dell’ingiustizia che colpisce un lavoratore onesto il quale non si scompone e non si perde d’animo ma fa squadra con la propria compagna per superare il momento difficile. Tant’è che Antonio e moglie (Rocca) accettano il lavoro di collaboratori domestici pur di mandare la figlia a studiare negli Stati Uniti. Non si scompongono difronte al terribile imprevisto che li rende “poverissimi”, anzi pare si amino più di prima.

Fa da sfondo alla storia il marciume della politica sottolineato da alcuni monologhi. Simone ad esempio sostiene che l’importante non è l’appartenenza al partito o alla corrente di pensiero ma che conta solo lo “stare in mezzo” alle faccende. Giorgio dal canto suo prima difende la sua città, salvo poi cambiare drasticamente idea decidendo di trasferirsi in Portogallo: “Che me ne frega di Roma, non si cammina, c’è il caos, piena di immondizia”. E poi commenta la realtà di chi fa impresa: “Chiedi il permesso al Comune e cambia quattro volte il sindaco prima che ti arriva”.

La forza di Non si ruba in casa dei ladri sta nella felice intesa tra l’ironia travolgente di Salemme e quella pungente di Ghini, intervallata da perle di comicità di Mattioli. Buone spalle (ma nulla di più) la Rocca e la Arcuri, in parte ma prive di guizzi. Il film, distribuito da “Medusa”, è nelle sale da ieri.